In molti credono che il vero pecorino sia quello romano, niente di più sbagliato perchè è sardo: ecco come riconoscere quello autentico!
Romano o sardo? Forse non tutti sanno che il vero formaggio pecorino viene dalla Sardegna e non dal Lazio. Nel 2001 fu assegnata il DOP al Pecorino Romano, ossia la denominazione di origine protetta: in questo caso, il latte deve essere di provenienza dalla Sardegna, dal Lazio e dalla provincia di Grosseto.
Tuttavia, in molti non sanno che la sede sel consorzio del pecorino romano è vicino Nuoro, in Sardegna e che il 97% del pecorino prodotto nel nostro Paese viene da quella zona. Nel Lazio, invece, sono solo due i produttori di questo amato formaggio.
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Ma che differenza c’è tra i due pecorini? Ecco come distinguere quello che viene prodotto nel Lazio da quello che viene prodotto in Sardegna.
Pecorino sardo e pecorino romano: come riconoscere quello autentico?
Quale è la differenza tra il pecorino sardo e il pecorino romano? Innanzitutto, bisogna sapere che questo tipo di formaggio prodotto nel Lazio è molto più saporito rispetto al suo corrispettivo prodotto in Sardegna e a quello della provincia di Grosseto.
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Il formaggio prodotto nel Lazio, inoltre, ha una stagionatura che può arrivare anche a 16 mesi e una salatura a secco e non in salamoia a cui deve l’accentuata sapidità.
Inoltre, questo del Lazio a causa della produzione completamente artigianale ha un prezzo di gran lunga più elevato rispetto ai suoi corrispettivi.
Perchè non si produce a Roma?
Come mai questo formaggio così gustoso non si produce a Roma? Alla base di questa curiosità c’è una motivazione prettamente storica. Nel 1884 fu vietata la salagione all’interno delle mura della città: questo divieto impose il trasferimento a molti pastori che approdarono in Sardegna.
Questo flusso migratorio, a causa dell’abbondanza sarda di latte di pecora e sale, fu accolto a braccia aperte e ben presto il pecorino divenne molto più diffuso di altri formaggi sardi.
Questa operazione, tuttavia, subì una battuta d’arresto all’inizio del Novecento quando ci furono numerosissime proteste popolari contro i casefici: si riteneva, infatti, che questI ultimi impoverivano i pastori con condizioni di lavoro dure e salari molto bassi.