La vitamina D è una delle vitamine di cui si parla di più negli ultimi tempi, soprattutto in relazione al Covid. Cosa dice la scienza al riguardo? Scopriamolo.
Si tratta di una vitamina molto importante per la salute. Con questo termine in realtà viene identificato un gruppo di molecole, in totale 5 delle quali le più importanti sono:
Quando si hanno carenze di vitamina D l’organismo può andare incontro a diverse patologie.
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La principale funzione di questa vitamina è legata al funzionamento del metabolismo delle ossa: aiuta ad assorbire il calcio e migliora la densità minerale delle ossa, rendendole più forti. E’ quindi importante nei piccoli, che sono in crescita, e negli anziani, per prevenire eventuali fratture.
Essa si lega a un recettore delle cellule presenti in diversi organi oltre al sistema scheletrico:
Per conoscere il livello di vitamina presente nell’organismo si può effettuare un prelievo del sangue.
A differenza di altre vitamine, la cui fonte primaria è il cibo, il fabbisogno di vitamina D viene soddisfatto soprattutto con l’esposizione al sole, grazie alla quale avviene la sintesi della vitamina.
La sintesi di questa vitamina è quindi funzione di:
Secondo gli esperti, per attivarne la sintesi:
Parlando di cibo è possibile ricavarla da:
Nei casi in cui il livello minimo giornaliero non venga assicurato da corrette abitudini è bene fare ricorso ad integratori, ma sempre dopo averne parlato con il proprio medico.
Circa i neonati già il latte materno contiene una quantità elevata di vitamina D, inoltre se i bambini nascono in primavera o in estate un’integrazione potrebbe non essere utile.
Se il bambino viene invece allattato artificialmente, il latte artificiale ha già al suo interno delle aggiunte di questa vitamina.
In generale, secondo le linee guida, la supplementazione nei bambini andrebbe prevista solo fino ai 12 mesi.
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Secondo diversi studi la carenza di Vitamina D favorisce lo sviluppo e la progressione di malattie come:
Una delle ultime argomentazioni a favore dell’uso della Vitamina D riguarda la pandemia da Covid-19.
Tra le categorie di persone maggiormente a rischio di sviluppare forme gravi di Covid-19, come gli obesi o gli anziani, è infatti emersa una diffusa carenza di vitamina D. Meno carenti invece sono risultati i giovani e le donne.
Ciò è in parte spiegato perché la molecola favorisce la reazione immunitaria contro i virus, modulando la risposta dei globuli bianchi, e regola le risposte antinfiammatorie alle malattie respiratorie. La vitamina impedirebbe che il sistema immunitario diventi iper reattivo.
In linea generale è stato dimostrato che la vitamina D è carente in persone che non si espongono alla luce del sole, in persone sedentarie e in sovrappeso.
Diversi studi hanno approfondito la relazione tra livello di questa vitamina e il tasso di mortalità e di bisogno di terapia intensiva. Uno studio recente ha dimostrato che trattare i pazienti di Covid 19 con la vitamina D3, prima della fase che porta all’insufficienza respiratoria acuta, riduce:
Per questo molti consigliano di assumerla in via preventiva.
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