In questo periodo una delle domande più frequenti è: “quando devo fare il tampone per il Covid?”. Spesso gli stessi medici forniscono risposte diverse. Cerchiamo di fare chiarezza.
Il virus ha cambiato oramai da più di un anno la nostra vita, in un modo o nell’altro. Se abbiamo sintomi che ci fanno pensare all’influenza è probabile che sia Covid-19. Per averne certezza l’unico modo è fare un tampone.
Chi dopo aver fatto il tampone ha la conferma di essere contagiato dovrà poi rifarlo con tempistiche diverse a seconda dei casi. Così come chi è stato a contatto con persone contagiate. Scopriamo tutti i casi.
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Il Ministero della Salute, nella circolare di ottobre 2020, ha chiarito tutti i casi in cui fare il tampone e le tempistiche.
Quando parliamo di tampone, occorre però distinguere tra:
Non si parla invece di tampone quando ci si riferisce al test sierologico, un test del sangue per la ricerca di anticorpi eventualmente sviluppati in seguito al contagio da virus.
Fatta questa premessa, vediamo tutti i casi previsti dal Ministero.
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I casi essenzialmente sono:
Per quarantena cautelativa si intende un periodo di restrizione dei movimenti di persone sane entrate in contatto con persone infette: si tratta di un periodo di 10 giorni in cui potrebbero incubare il virus e sviluppare sintomi.
Per uscire dalla quarantena cautelativa sono previste due ipotesi:
L’isolamento si ha invece in caso di documentata infezione e consiste nel separare le persone contagiate dal resto della comunità per tutto il periodo di contagiosità.
Per uscire dall’isolamento sono invece previste tre ipotesi, progressive dal punto di vista temporale. Occorre quindi:
In ogni ipotesi è comunque previsto che il medico curante o il pediatra rilasci un certificato di fine isolamento, che attesti l’avvenuta guarigione clinica.
Il tampone infatti conferma solo l’avvenuta guarigione virologica.
Il fatto che dopo 21 giorni si possa interrompere l’isolamento, anche a fronte di un tampone positivo, dipende dalle evidenze scientifiche che dimostrano come la carica virale del virus sia tale da non essere più infettiva.
Queste le regole generali, poi ogni regione può decidere di adeguarle alla situazione locale. Si trovano infatti regioni che fanno decorrere il conteggio dei giorni di isolamento dall’insorgere dei sintomi e regioni che invece considerano il primo tampone positivo.
Il Ministero ha da poco pubblicato una nuova circolare sulla riammissione al lavoro dopo la malattia.
In questo caso il tampone negativo è necessario sempre, anche se si è considerati “positivi a lungo termine“.
Quindi scaduti i 21 giorni dall’inizio dei sintomi, nel periodo compreso tra il rilascio dell’attestazione di fine isolamento e la negativizzazione, il lavoratore potrà:
Consiglio per tutti: verificare sempre sul sito della regione o chiedere al proprio medico.
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