Molto spesso, dopo 21 giorni di decorso si viene considerati guariti dal Covid anche se il tampone è ancora positivo: ecco perchè.
Da quando l’emergenza sanitaria e la diffusione del Coronavirus ha avuto inizio, si sono registrati casi di ogni genere, alcuni molto diversi tra di loro. In particolare, sono molti i casi che restano positivi per lungo tempo.
Si parla, infatti, spesso di long Covid ossia di individui che restano positivi al tampone ancora dopo molto tempo. Molto spesso, in realtà, dopo il ventunesimo giorno di positività il malato viene considerato clinicamente guarito e l’isolamento viene interrotto.
Ma perchè questa prassi? Scopriamo insieme cosa dicono gli esperti.
Secondo le direttive del Ministero della Salute diffuse lo scorso ottobre, qualora dopo 21 giorni dalla prima positività al Coronavirus siano scomparsi tutti i sintomi, il paziente può essere clinicamente considerato guarito.
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In particolar modo devono essere spariti sintomi quali febbre, spossatezza, tosse, difficoltà respiratorie e dolori muscolari. Dunque, con l’eccezione di alterazioni di gusto e percezioni degli odori, dopo una settimana di assenza dei sintomi si potrà interrompere l’isolamento.
Ma perchè è stata presa questa decisione e perchè si agisce in questo modo?
E’ stato rilevato, dagli studiosi che in questo periodo si sono adoperati, che la carica virale maggiore si rileva nei primi giorni dalla comparsa dei sintomi. A sintomi conclamati, invece, inizia a diminuire: al ventunesimo giorno è così minima da essere quasi irrilevante.
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Da qui la decisione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in merito all’interruzione dell’isolamento. Tuttavia, nonostante la validità degli studi in merito, non conoscendo la durata della contagiosità di un soggetto infetto è sempre possibile un minimo rischio di trasmissione.
Tale rischio, tuttavia, torna minimo nel momento in cui il corretto uso della mascherina e il mantenimento del distanziamento sociale vengano rispettati al meglio.
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