Salute e Benessere

Troppi metalli presenti nell’organismo, quello che ancora non sapete

I prodotti ittici sono sempre più contaminati dalle microplastiche ai metalli, il mare e la salute a rischio.

È sempre di più la quantità di elementi contaminanti nei mari derivata dall’inquinamento, e viene accumulata negli anni dai vari organismi che lo popolano. I metalli pesanti non vengono smaltiti dai pesci, che una volta mangiati, passano alla specie che li ha predati. In questo modo la catena alimentare, porta i pesci più grandi e con più longevità come: tonno, pesce spada e sgombro a contenere percentuali maggiori di metalli in confronto alle specie più piccole.

E allora nasce il quesito: se i metalli come il mercurio sono bioaccumulanti, le persone che mangiano pesce ne sono contaminate?

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Gli studi e l’allarme sui metalli presenti nel corpo

Per rispondere a questa domanda, sono stati fatti degli studi in tutto il mondo. Da una ricerca condotta tra il 2014 e il 2016 pubblicata dall’organizzazione della sanità pubblica francese, sono emersi dei risultati a dir poco allarmanti: i metalli erano presenti tra il 97 e il 100% dei volontari francesi.

Lo studio è stato fatto esaminando i campioni di sangue, urina e capelli, di 2500 adulti e 1100 bambini. I metalli trovati nell’organismo sono all’incirca 24 di cui: mercurio, cadmio, cromo, arsenico e nichel.

In confronto ai dati degli studi del 2006, le percentuali di metalli pesanti presenti nell’organismo sono aumentate, tranne per il mercurio che ha una percentuale, da sempre molto alta.

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Perché si trovano nell’organismo?

I metalli pesanti entrano nel corpo, attraverso l’alimentazione. Molti dei metalli non sono presenti solo nei prodotti ittici ma anche in altri alimenti di origine terrestre. Basti pensare che è possibile trovare il cadmio anche nei cereali e il rame nelle verdure.

Però la maggior parte di questi elementi viene ritrovata nel pesce, sia crudo che cotto. Questo porta a delle spiacevoli conclusioni: per evitare un elevato tasso di contaminazione, bisognerebbe limitare l’assunzione di pesce tra cui il sushi, che è sempre più in voga.

Uno studio dell’Università Rovira I Virgili di Tarragona, ha esaminato oltre 100 campioni di sushi tra cui: sashimi, maki e nigiri. I dati che sono emersi sottolineano le grandi quantità di metilmercurio presente nel tonno oltre all’arsenico nei maki e nigiri.

Purtroppo non c’è nulla al momento che si possa fare per eliminare i metalli nei prodotti ittici, e l’unico modo per limitare la contaminazione è proprio limitarne il consumo.

Sonia

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