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Bebe Vio, orgoglio nazionale ma non è per le medaglie d’oro: ecco i motivi

Bebe Vio, dopo Rio 2016, si è aggiudicata la medaglia d’oro alle Paralimpiadi di Tokio 2020, nel fioretto individuale. Un successo reso possibile dalla forza di volontà delle 24 enne, ma soprattutto grazie al team di medici che è riuscito a salvare la ragazza da un grave problema di salute. Scopriamo insieme quale.

Bebe Vio si è aggiudicata il secondo oro nel fioretto individuale. Una volta segnato l’ultimo punto, la ragazza si è lasciata andare ad un pianto liberatorio che rivela un anno davvero duro che la stessa 24enne ha voluto raccontare anche per ringraziare i medici che l’hanno curata.

Di seguito, vi raccontiamo la vicenda nel dettaglio.

Bebe Vio: la vittoria dedicata ai medici che l’hanno salvata

L’atleta paralimpica si è sempre mostrata combattiva e tenace nonostante all’età di soli 11 anni, una meningite molto aggressiva le ha lasciato dei segni indelebili sul viso e nel corpo con l’amputazione degli arti. Negli ultimi giorni, però in seguito alla vittoria della medaglia d’oro ha voluto esprimere tutta a sua gratitudine e riconoscenza ai medici che, soltanto pochi mesi fa, l’hanno salvata quando era a un passo dalla morte.

Così come ha raccontato la tenace veneziana, gli anni della preparazione sono trascorsi in maniera tutto sommato tranquilla, tra allenamenti e quarantene per via del covid.

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L’ultimo anno, invece, ha messo letteralmente al tappeto l’atleta paralimpica che ha dovuto scontrarsi con una diagnosi davvero pesante.

Ad aprile scorso ha dovuto subire un’operazione molto delicata a causa di un’infezione da stafilococco all’arto sinistro. Questa infezione le avrebbe causato l’amputazione dell’arto e morte certa in breve tempo.

Eppure, Bebe Vio ha raccontato che lo staff di medici ha messo in atto un vero e proprio miracolo riuscendo ad eliminare l’infezione e consentendole addirittura di partecipare alle Paraolimpiadi che le sono valse la medaglia d’oro.

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Al di là delle medaglie d’oro, c’è da essere orgogliosi di questi medici che hanno consentito a Bebe non solo di non morire ma addirittura di recarsi a Tokyo e gareggiare. Un vero e proprio miracolo, come ha detto anche la giovane atleta paralimpica, frutto di uno staff medico di grande eccellenza, vero e proprio orgoglio nazionale che Bebe ha voluto omaggiare dedicando la sua vittoria.

Sabrina

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