Sono molti anni che questo oggetto è presente nelle scuole italiane, ma negli ultimi tempi è stato al centro di molte critiche. Ecco perché e da quando non è più considerato oggetto di discriminazione per la Cassazione.
La scuola e lo studio sono il fulcro di qualsiasi paese civile. Le giovani menti di oggi sono i dirigenti del domani, e dovranno essere in grado di poter migliorare e gestire al meglio la situazione economica e sociale del paese. Questo fa sì che le scuole debbano essere un luogo controllato, in grado di non turbare, offendere e mettere a proprio agio gli studenti.
Però ogni paese ha le sue usanze e ciò che può risultare normale per un individuo, potrebbe rivelarsi offensivo per un altro, facendo così nascere incomprensioni e discriminazione.
LEGGI ANCHE: Senza mascherina a scuola? La sentenza del TAR
Esiste una vecchia tradizione nelle scuole italiane, che ha sempre subito molte critiche, rendendosi protagonista di vari dibattiti, stiamo parlando dell’affissione del crocifisso nelle aule scolastiche.
Il crocifisso nelle scuole è una vecchia tradizione della storia scolastica italiana. Infatti non si sa bene quando è entrata in vigore e la prima apparizione di un crocifisso nelle aule. L’unica cosa certa è che le testimonianze dei primi conflitti risalgono al 1857 in cui venne messa in vigore la legge Lanza, in cui si evince che nelle scuole, da allora in avanti, saranno insegnate le fondamenta religiose cattoliche.
Da allora sono nate molte altre leggi per regolamentare e capire se l’esposizione del crocifisso fosse discriminatoria per altre categorie religiose, poiché l’Italia è uno stato laico, aperto alle altre etnie, culture e religioni.
Infatti nel 2009 la Corte europea per i diritti dell’uomo emise una sentenza con relativa multa a carico dell’Italia. Nella sentenza del caso Lautsi, venne dichiarato che l’esposizione del crocifisso in istituti scolastici può essere una violazione del diritto dei genitori, nell’educazione religiosa dei figli. Nel 2011 la sentenza venne vinta dall’Italia, poiché la Grand Chambre votò a favore delle scuole italiane. Decretando che, il pericolo di influenzare gli alunni a scegliere una determinata religione, non poteva sussistere per il solo crocifisso.
LEGGI ANCHE: Positivo in classe: ecco cosa succede con l’inizio della scuola.
Dalla sentenza del 2011, sono incorse molte altre cause sulla base dell’influenza discriminatoria del crocifisso nelle scuole, però qualcosa sembra essere cambiata in modo definitivo.
Infatti la Cassazione ha disposto, tramite una sentenza, che l’esposizione del crocifisso negli istituti scolastici è un atto lecito. Infatti è emerso che un paese può esporre i simboli culturali e religiosi, poiché fanno parte della storia e dell’identità di uno stato.
Il caso è nato da una vicenda accaduta proprio a scuola, infatti un dirigente scolastico ha esaminato la conciliazione tra l’insegnamento e la presenza di simboli religiosi. Poiché un docente avrebbe voluto rimuovere il crocifisso durante le ore in cui insegnava.
Infatti la sentenza 24414 fa emergere che esporre simboli religiosi è un diritto di un istituto, purché questo sia accettato dalla maggior parte della comunità scolastica, in modo da poter decidere autonomamente se esporli o no.
Questo vuol dire che l’insegnante contrario non ha un vero e proprio potere sull’argomento. L’istituto in questione deve quindi trovare una soluzione accettabile e condivisa nel rispetto degli individui.
Il direttore del Dipartimento di Sanità pubblica dell’Ausl di Bologna, Paolo Pandolfi, ha voluto rilasciare…
Indiscrezione al Principato di Monaco, chi è incinta questa volta. Ecco tutte le curiosità della…
Rosa chemical, chi è e tutto quello che non sappiamo di lui. Tutto sul nuovo…
Il direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano,…
Il covid ha seriamente messa a dura prova le persone in tutto il mondo, motivo…
Nel corso degli ultimi mesi sono stati numerosi i cambiamenti in relazione allo smart working,…