La vitamina D è un elemento fondamentale per la nostra salute: una nuova scoperta riguarda i suoi effetti sul cervello. Ecco cosa ha rivelato la scienza.
La vitamina D è un elemento fondamentale il nostro organismo: è liposolubile e viene accumulata nel fegato da dove è rilasciata a piccole dosi. Solitamente, essa è sintetizzata dal nostro corpo attraverso l’assorbimento dei raggi solari.
Questa vitamina è moto importante per le ossa e per il sangue, in quanto contribuisce a mantenere i normali livelli di fosforo e calcio. Oltre che dai raggi solari, è possibile la sua assunzione attraverso l’ingerimento di alcuni alimenti.
Un’incredibile scoperta è stata avanzata da alcuni scienziati qualche tempo fa: essa riguarda i rapporti tra i livelli di vitamina D e il funzionamento del cervello. Ecco cosa hanno evidenziato gli scienziati.
La vitamina D è spesso associata alla salute delle ossa e al loro buon funzionamento: per mantenerne i livelli stabili, infatti, si dovrebbe assumere un fabbisogno giornalieri di questo elemento pari a 400 unità al giorno.
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Una nuova scoperta, però, ha evidenziato i rapporti tra il buon funzionamento del cervello e alcuni livelli di vitamina D nel nostro corpo. Essa, infatti, potrebbe avere anche un ruolo cruciale nella regolazione della plasticità del cervello.
Questa ipotesi è quanto scaturito da uno studio curato dall’Università del Queensland, negli USA e pubblicato sulla rivista scientifica Brain Structure and Function and Trends in Neuroscience. Ecco cosa hanno scoperto gli scienziati.
La ricerca condotta dagli scienziati americani ha evidenziato il legame che c’è tra la carenza di vitamina D nell’organismo e lo sviluppo di problemi cognitivi. Lo studio è stato svolto su una colonia di 20 topi ai quali, per un periodo, è stata rimosso tale elemento dalla dieta.
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Da tale modifica dei nutrienti è scaturito un significativo declino cognitivo e della loro capacità mnemonica. Da questo presupposto, l’ipotesi che una carenza di vitamina D ha una riduzione pronunciata delle reti perineuronali nell’ippocampo.
Nonostante lo sforzo, tuttavia, gli scienziati non sono ancora stati in grado di comprendere un che modo tale vitamina influenzi le strutture del cervello.
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