La questione Covid e vaccino è abbastanza spinosa e complicata, soprattutto se prima della somministrazione o dopo di esso si è stati a contatto con il virus: ecco tutto quello che c’è da sapere sull’immunità ibrida.
In epoca di terze dosi di vaccino contro il Covid-19 in molti si chiedono: “Se sono stato infettato dal virus dopo la seconda somministrazione, dovrò sottopormi alla terza?“. Questa domanda abbastanza spinosa ci mette dinnanzi ad una questione complessa, l’immunità ibrida.
Le autorità italiane, infatti, non hanno ancora fornito alcuna indicazione su come procedere in merito. Ecco cosa c’è da sapere in merito all’immunità ibrida, alle terze dosi del vaccino e alla questione del greenpass rafforzato per coloro che sono stati contagiati dopo la seconda somministrazione.
Covid e immunità ibrida: ecco cosa c’è da sapere
Chi ha contratto il Covid dopo la somministrazione completa del vaccino, o prima di essa, rientra nei casi di immunità ibrida. Secondo le recenti osservazioni, infatti, coloro che erano guariti dal Covid prima di effettuare il vaccino avevano sviluppato anticorpi in grado di bloccare la proteina spike.
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Con l’avvento delle nuove varianti, la scienza ha continuato a cercare di mantenere intatta negli individui la protezione immunitaria. Si spera, infatti, che mappando la differenza dell’immunità sviluppata dopo le vaccinazioni e quella sviluppata dopo l’infezione si possa giungere ad un livello di “super-immunità”.
Ma che cos’è l’immunità ibrida e quali sono i benefici dei richiami?
La questione nello specifico
Gli studi più recenti hanno mostrato numerose evidenze in merito alla cosiddetta immunità ibrida. La maggior parte degli anticorpi prodotti a seguito di infezione o di vaccino provengono da cellule a vita breve chiamate plasmablasti: quando queste muoiono, i livelli di anticorpi scendono.
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Alla loro morte, l’immunità è mantenuta dalle cellule B della memoria, attivate lo stesso dall’infezione o dalla somministrazione del vaccino. Essendo cellule a lunga vita sono in grado di maturare degli anticorpi di “qualità migliore” rispetto ai plasmablasti.
Quando gli individui guariti dal Covid sono esposti nuovamente alla proteina spike contenuta nel vaccino, il livello di questi anticorpi più potenti si moltiplica. In questi casi, una terza dose permetterebbe a questi soggetti di maturare i benefici dell’immunità ibrida.
Tali benefici, in particolare, potrebbero riguardare anche una spiccata resistenza all’infezione delle nuove varianti.