Lo smart working prevede lo stesso stipendio se lavori da casa, ma bisogna prima avere un accordo

Simona

Lifestyle

Dall’avvento della pandemia, si sono moltiplicate le aziende che hanno aderito allo smart working: ecco l’accordo e le nuove regole per lo stipendio.

smart working stipendio

Due giorni fa, per la prima volta è stato siglato un protocollo che regola la fattispecie dello smart working: un grande traguardo per il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Tale protocollo si era reso strettamente necessario da quando, a causa del primo lockdown e della pandemia di due anni fa, è aumentata vertiginosamente la quantità di lavoratori che svolgono le proprie mansioni da casa.

Scopriamo insieme cosa definisce questo documento e, passo dopo passo, quale accorso prevede in materia di stipendio.

Smart working e stipendio: l’accordo previsto dal protocollo

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Il protocollo firmato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, per la prima volta ha definito “le linee di indirizzo per la contrattazione collettiva nazionale, aziendale e/o territoriale“. Dunque, in primis al lavoratore è riconosciuta l’assenza di un preciso orario lavorativo e la libertà di poter gestire come meglio crede lo svolgimento degli obiettivi e dei compiti quotidiani.


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Sempre in base a quanto riportato dal documento, l’adesione a questa modalità di lavoro non può essere imposta, ma avviene “su base volontaria ed è subordinata alla sottoscrizione di un accordo individuale“; il rifiuto, inoltre, non comporta il licenziamento.

Per quanto riguarda lo stipendio, invece, è stata introdotta la possibilità di una pari remunerazione rispetto al lavoro in ufficio: tale possibilità, però, è subordinata alla creazione di un accordo preventivo con il proprio datore di lavoro.

La reazione dei sindacati

I sindacati e le imprese hanno dichiarato una certa felicità per il raggiungimento di questo accordo tanto atteso e quanto mai necessario.


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Secondo quanto affermato dal Segretario generale della Cisl al Giornale, “[…] è la strada più adatta per orientare la contrattazione collettiva e non sostituirsi ad essa, tenendo insieme opportunità e tutele per i lavoratori e miglioramento della produttività“.

Finalmente, dunque, c’è stata la regolamentazione di questa modalità di lavoro ancora molto diffusa e che concederà qualche diritto in più e qualche tutela maggiore al lavoratore.

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