La terza dose del vaccino contro il Covid 19 è necessaria: stando ad uno studio, infatti, con il passare del tempo scende anche la percentuale di protezione garantita dall’iniezione. Facciamo maggiore chiarezza sulla questione.
In tempi di terza dose del vaccino contro il Covid 19, tutti coloro che hanno aderito con convinzione alla campagna vaccinale sanno che tale iniezione è davvero importante. Solo la seconda dose non basta e, con essa, la percentuale di protezione contro il virus scende di settimana in settimana.
A confermare questo scenario è l’Istituto Superiore di Sanità, che ha anche da poco aperto la possibilità del vaccino pediatrico, ossia rivolto ad una fascia che va dagli 0 agli 11 anni.
Facciamo un pò di chiarezza su questo scenario e scopriamo cosa hanno rivelato le Autorità Sanitarie.
La terza dose del vaccino è necessaria: è importante aumentare la protezione contro il virus
Il completamento del ciclo di due dosi di vaccino contro il Covid-19 non è affatto sufficiente. Questo perché, con il passare delle settimane, scende anche la percentuale di protezione offerta dalle iniezioni e occorre un richiamo. Per questo motivo, la terza dose si rende più necessaria che mai.
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Secondo quanto rivelato dall’Istituto Superiore di Sanità a seguito di uno studio, infatti, “dopo due mesi dal completamento del primo ciclo completo, l’efficacia del vaccino nel prevenire il Covid-19, sia nella forma sintomatica che asintomatica, scende dal 74% al 39%“.
I soggetti che, invece, hanno deciso di sottoporsi al richiamo, presentano la capacità di prevenire i casi di malattia severa fino al 93%.
La fascia pediatrica
Tra gli altri dati, l’iniezione di una terza dose permette anche una diminuzione della mortalità a seguito della malattia. Coloro che non sono vaccinati presentano un rischio di decesso 16,6 volte superiore rispetto a chi, invece, ha completato tutte e tre le dosi vaccinali.
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Per quanto riguarda, invece, la fascia pediatrica, l’accesso dei bambini alle prime dose vaccinali si è reso quanto più necessario dato l’attuale andamento della quota contagi. Infatti, a contagiarsi sono i bambini nelle aule scolastiche.
Secondo i dati raccolti dall’Istituto Superiore della Sanità, infatti, da inizio pandemia allo scorso 7 dicembre sono ben 875.005 i casi confermati di infezione e sviluppo della malattia nella fascia d’età compresa tra gli 0 e i 19 anni.