Foraging, come raccogliere il cibo selvatico e portarlo in tavola in sicurezza
Il foraging altro non è che la ricerca, la raccolta e l’utilizzo in cucina delle erbe spontanee che si trovano in natura in prati e boschi. Ma come riconoscere le piante per poterle mangiare in totale sicurezza?
Utilizzare fiori e bacche selvatiche in cucina è una pratica molto difficile, che richiede una certa abilità e la conoscenza di piante e luoghi migliori dove trovarle. Questa usanza di ricercare erbe spontanee e mangiarle sia chiama foraging e vuol dire, appunto, recarsi nei boschi per raccogliere i frutti selvatici che il terreno può regalare.
Non solo funghi e castagne, cibi a noi noti e molto consumati in nella stagione autunnale, ma anche piante più particolari sono l’oggetto di questa attività oggi meno diffusa del passato, quando era comune nei periodi di povertà e carestia che richiedevano la ricerca di cibo di sussistenza. Non è raro però potersi affidare all’esperienza e alla saggezza delle persone nate e cresciute in montagna, abituate a un certo tipo di alimenti e a quei luoghi più impervi. Saper riconoscere le bacche è importante, poiché possono rivelarsi un alimento molto pericoloso per la salute.
Il foraging si concentra specialmente in luoghi come montagne, argini di fiumi, spiagge, boschi, e permette di riconoscere i cibi commestibili che la natura mette a disposizione. L’obiettivo primario è quello di selezionare tra piante buone e quelle potenzialmente tossiche, per questo serve certamente possedere nozioni di botanica che sventino il pericolo di scambiarle per l’apparenza simile.
Ma come riconoscerle? I primi criteri da valutare per capire se una pianta è commestibile o meno sono la peluria e la presenza di spine, così come tramando i contadini e i pastori che per secoli si sono nutriti con i frutti selvatici dell’ambiente circostante.
Il luogo è un altro indicatore per determinare la bontà del cibo. Se la pianta selvatica si trova inserita in un terreno agricolo dove ci sono delle coltivazioni, vuol dire che le piante tossiche non hanno modo di proliferare. questo permette di rintracciare piante commestibili come rucola e borraggine. Soprattutto ai lati di i vigneti e uliveti è possibile trovare erbe buone. Nei boschi la pratica diventa più complessa: qui si possono rintracciare gli asparagi, che crescono in ambienti naturali dove è quasi nulla la mano dell’uomo.
Esistono delle erbe notoriamente tossiche e anche mortali come la cicuta, che può trarre in inganno per la somiglianza col prezzemolo. Allo stesso modo è possibile confondersi tra borragine e mandragora, e il colchico d’autunno con lo zafferano.