La quarta dose sembra per molti esperti un’arma attualmente non necessaria, anche perché nella storia delle vaccinazioni non era mai capitato che si somministrassero vaccini in così breve tempo l’uno dall’altro. E’ quanto sostiene anche il virologo Francesco Broccolo, dell’Università di Milano Bicocca, a un’intervista rilasciata all’ANSA:
«I dati preliminari finora disponibili sollevano alcuni dubbi sull’efficacia ulteriore di questa dose aggiuntiva. Più il richiamo è distanziato dalle altre dosi, più la sua efficacia è maggiore in quanto dà al sistema immunitario il tempo di reagire».
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Dunque, se le dose vengono somministrate a breve tempo l’una dall’altra, il rischio è quello che la risposta immunitaria da parte dell’organismo possa essere vanificata se non nulla.
«Fare la terza dose a sei mesi è più efficace che a distanza di tre mesi, così come lo è fare la seconda dopo 4 mesi anziché dopo 28 giorni», continua il virologo. La spiegazione della scelta politica di stabilire la somministrazione della seconda dose dopo 28 giorni dalla prima è stata dettata dall’incidenza importante della pandemia sulla popolazione e l’urgenza di arginare i contagi in aumento.
Al contrario, ci sono Paesi come la Gran Bretagna dove si è optato per l’attesa tra le due dosi, ma è difficile ora come ora stabilire chi abbia ragione e chi abbia torto. A questo punto si è arrivati a un’immunità molto eterogenea, poiché qualcuno ha ricevuto diversi vaccini o sono guariti dall’infezione, ecco perché la quarta dose è una scelta che andrebbe ponderata in maniera molto prudente.
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«Sarebbe opportuno – conclude il virologo – prendere una lunga pausa, anche per vedere come si evolve il virus, se ci saranno nuovi sviluppi, mentre i casi nel nostro Paese sono in calo e si va verso l’endemia».