Un uomo di 70 anni ha recuperato la vista grazie ad un innovativo intervento. La nuova frontiera dell’oculistica
La medicina è sempre alla costante ricerca di nuove frontiere da superare, nuove problematiche da risolvere, nuove speranze da dare ai propri pazienti. Per quanto riguarda la materia dell’oculistica l’obbiettivo è quello non solo di ridurre i problemi alla vista, ma quello di contrastare efficacemente e possibilmente eliminare i casi di cecità nella popolazione. Tanti studi lavorano parallelamente per far si che questo avvenga e che le maggiori cause di cecità della nostra società possano essere trattate.
Un grande passo avanti in questi senso è arrivato lo scorso anno al policlinico Gemelli, reparto come ben noto di assoluta eccellenza. Un paziente di 70 anni che si trovata a combattere la cecità si è trovato a recuperare la vista grazie all’impianto di una retina artificiale.
Ridare la vista: le nuove frontiere dell’oculistica. La ricerca fa passi da gigante
“Quello che abbiamo utilizzato è un impianto tecnologicamente avanzatissimo, frutto di una collaborazione fra un’azienda israeliana e una grande azienda tedesca, quindi a dimostrazione anche di come la scienza non ha confini” ha rivelato in una intervista al Giornale a Stanislao Rizzo, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Oculistica del Policlinico Gemelli e docente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il dottore si è detto particolarmente soddisfatto della riuscita dell’operazione: “Ridare la vista è il sogno di qualunque oculista. Il fatto che il paziente dopo solo qualche giorno abbia rivisto la luce, la figura della moglie è stata un’enorme soddisfazione”.
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Il professore ha rivelato però che questa è una procedura utilizzata esclusivamente per una patologia chiamata retinite pigmentosa. “Una malattia ereditaria, trasmessa attraverso il nostro patrimonio genetico e che colpisce persone anche in età giovanile. Ma è solo e soltanto in questo tipo di malattia che noi applichiamo questo microcomputer sulla superficie della retina”.
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Il professore però si è detto particolarmente fiducioso che presto anche le altre cause di cecità possano essere trattate grazie al grande lavoro fatto a livello globale dalla ricerca. “Io penso possa avvenire prima di cinquant’anni. Ci sono tre grandi branche di ricerca almeno nel campo della rigenerazione: le cellule staminali, la retina artificiale, la terapia genica” ha pronosticato il professore, sottolineando ancora una volta quanto sia importante investire fondi, tempi ed energie per il progresso della ricerca.