E’ stato approvato dal Consiglio dei ministri un fondo destinato alle famiglie dei medici e del personale sanitario che sono morti per Covid. Ecco di cosa si tratta.
Dopo uno stop iniziale in Senato, è effettivo il fondo destinato agli indennizzi per risarcire e famiglie dei medici e di tutto il personale sanitario deceduto nel corso della pandemia da Covid-19, adempiendo alle proprie mansioni. Sono centinaia, infatti, i medici morti mentre svolgevano il loro lavoro, nonostante spesso la scarsità dei dispositivi di sicurezza e la mancanza di copertura Inail, come nel caso dei liberi professionisti. Una misura, dunque, che va a colmare un vuoto per numerose famiglie italiane.
Si tratta di un risultato che il ministro della Salute Speranza ha commentato come un giusto riconoscimento che l’Italia deve a chi ha svolto il proprio lavoro per tutelare la salute di tutti. Allo stesso modo Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, considera il fondo una questione etica e di giustizia, ancora prima che economica.
Il fondo approvato dal Consiglio dei Ministri ammonta a 15 milioni di euro ed è un indennizzo destinato ai medici non convenzionati Inail, ossia non dipendenti dal Servizio Sanitario Nazionale, e al personale sanitario. Si calcola che i medici non convenzionati rappresentano oltre la metà dei medici deceduti.
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In totale sono 370 i medici e gli odontoiatri morti durante la pandemia. Tra questi 216 erano medici di famiglia, medici del 118, guardie mediche, specialisti ambulatoriali, liberi professionisti. Si aggiungono al conto 30 odontoiatri e 90 infermieri.
Oltre 250 famiglie italiane saranno risarcite così per la perdita dei propri cari dovuta al Covid-19. Infatti, se i medici dipendenti hanno copertura Inail, non è così per i liberi professionisti e medici convenzionati, che sono oltre la metà del personale deceduto.
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Come ricorda lo stesso presidente Anelli, infatti, centinaia di medici sono morti per portare a termine la loro missione, soprattutto quando hanno continuato a lavorare nonostante la mancanza di mezzi idonei, ossia i dispositivi per la protezione personale come le mascherine, nel periodo in cui non si trovavano e vi era una carenza generalizzata, ma anche i guanti erano finiti e mancava il rifornimento necessario.
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