Il bullismo è una vera e propria piaga che da sempre colpisce l’umanità ma della quale si è presa consapevolezza solo nell’ultimo ventennio… ma quali sono i segnali che ci aiutano a capire che i nostri figli ne sono diventati inconsapevoli vittime?
Nel corso degli ultimi anni abbiamo avuto modo di vedere il bullismo spargersi a macchia d’olio nel mondo, diventano ben presto una problematica di dimensioni non indifferenti. Un fenomeno che percorre così due strade: quella della vittima e quella del bullo più o meno inconsapevole.
Una della domanda che sempre più genitori si pongono è la seguente: come capire che nostro figlio è diventato vittima di bulli e che sta tenendo per sé questo segreto così grande? La risposta è tenuta in alcuni segnali nei loro comportamenti ai quali prestare molta attenzione.
Non è sempre facile capire che il proprio figlio sia davvero vittima di bullismo, dato che in questi spesso scatta la vergogna di ciò che gli sta capitando e la paura che un adulto possa realmente intuire cosa stia succedendo e intuire… motivo per cui il ‘minore’ (bambino o ragazzo) tende a nascondere cosa sta accadendo nella speranza che i bulli si stanchino di lui e vadano oltre, magari cambiando bersaglio.
Il consiglio che agli esperti viene dato ai genitori al fine di capire se il proprio figlio/figlia sia vittima di bullismo è quello di tenere molto sotto controllo il loro comportamento e far caso alla difficoltà di relazionarsi anche in casa, chiudersi nei confronti degli altri ed evitare così il racconto della giornata e non solo. Molto spesso la vittima di bullismo tende a diventare anche molto scontrosa senza un motivo apparente, vivere costantemente in allerta e subire il peso di pressioni anche fuori il contesto sociale.
Uno dei segnali più allarmanti è dettato anche dalla voglia di non volersi più presentare in classe, segnale che arriva però quando il giovane comincia a prendere coscienza di essere davvero vittima di un qualcosa molto più grande di lui e che non è più in grado di gestire.
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Una delle domande che spesso i genitori si pongono non appena si prende coscienza della reale problematica, e quindi si intende intervenire nel tentativo di aiutare così i minori.
I consigli da mettere in atto, anche secondo gli esperti, dunque, sono i seguenti:
– allenare le abilità sociali e relazionali, i comportamenti prosociali (per esempio empatia e cooperazione ma anche assertività, gestione dei conflitti e delle paure relazionali);
– permettere ai bambini di sviluppare fiducia nelle proprie capacità, rinforzando le loro qualità e aiutandoli ad accettare le loro fragilità e insicurezze come fatti normali e non diminutivi;
– condividere con i bambini in famiglia un sistema di valori basato sull’ascolto, sul rispetto dell’altro e sulla valorizzazione delle differenze.
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