Nel corso degli anni di pandemia i contagiati dal Covid-19 e successivamente guariti hanno avuto modo di riscontrare alcune problematiche scatenate dal virus nel proprio corpo e, in particolar modo, un notevole “rischio” per la salute è incrementato in modo notevole.
Come abbiamo avuto modo di spiegare anche in occasione della pubblicazione di articoli precedenti, l’arrivo del Covid ha messo il mondo faccia a faccia con una crisi sanitaria di notevoli dimensioni e non solo. Fin dai primi casi di guarigione dal virus pandemico si sono cominciati a registrare effetti postumi che hanno messo in seria difficoltà medici e pazienti che ben presto hanno dovuto imparare a capire come intervenire garantire una ‘tempestiva guarigione’.
Nel corso degli ultimi mesi, inoltre, è stato registrato un altro tipo di conseguenza preoccupante che ha messo in allarme il popolo italiano e non solo, un malessere fisico che accomuna diverse persone che hanno avuto modo di avere a che fare i conti con il contagio da Covid-19.
La patologia post Covid che spaventa i pazienti
A tenere banco nel campo dell’informazione scientifica troviamo una notizia dai tratti preoccupanti e che riguarda la presenza di conseguenze sulla salute delle persone, anche in soggetti ritenuti “sani” anche prima di aver contratto il Covid.
L’informazione in questione è stata diffusa a seguito della pubblicazione dello studio realizzato da Nature Medicine. Il quale ha dimostrato un maggiore rischio di formazione di scompenso cardiaco aumentata del 72% e l’incremento della possibilità di imbattersi in ictus del 52% in pazienti guariti dal Coronavirus.
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“Quadro preoccupante”
A commentare la ricerca messa in atto da Nature Medicine è stato Ciro Indolfi, nonché vicepresidente Foce e presidente della Società italiana di cardiologia.
Secondo quanto reso noto dal portale online di SkyTG24 circa i dati sopracitati ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Si sta delineando un quadro preoccupante che rischia di annullare le importanti conquiste ottenute in oltre 20 anni. Le malattie del cuore interessano 7,5 milioni di persone in Italia. In 36 anni (1980-2016) la mortalità totale per le malattie cardiovascolari si è più che dimezzata e il contributo delle nuove terapie è stato quello che più ha influito su questa tendenza. Ma la pandemia sta annullando tutti questi progressi. Non è allarmismo ingiustificato, come qualcuno ha addirittura affermato. Le nostre preoccupazioni si basano su dati certi”.