Sono in tanti a chiedersi quali siano i sintomi che ci fanno capire che abbiamo contratto il covid. In questo articolo ve ne elencheremo tra i sette più diffusi.
La variante omicron si è distinta in questi mesi per essere altamente contagiosa, non a caso, si stima che ad averla contratta sono state oltre 4 milioni di persone su quasi 11 milioni di positivi.
Trattandosi di una variante molto diffusa, alcuni studi hanno fatto emergere che può essere contratta addirittura due volte. A tal proposito, può essere utile sapere quali sono i sintomi più diffusi che rivelano di averla contratta. In questo articolo ne elencheremo i sette più diffusi.
Omicron: ecco quali sono i sette sintomi più diffusi
Stando ai dati raccolti fino ad ora, la variante omicron tende a rendersi manifesta a distanza di due giorni dal contagio. I sintomi, di solito, durano per circa 5 giorni, duqnue, tendono a sparire molto velocemente anche se, va detto, che sono stati registrati alcuni casi in cui sono perdurati per un periodo maggiore. Ad ogni modo, i primi due sintomi più diffusi sono raffreddore e il naso chiuso per questo potrebbe essere confusa con sintomi influenzali. Proprio per questo, anche in presenza di un minimo dubbio, è bene porsi subito in isolamento e sottoporsi a tampone.
Detto ciò, tra gli altri, ci sono mal di testa, mal di schiena, dolori muscolari come anche:
- diarrea;
- perdita di appetito.
Pur essendo particolarmente contagiosa, è stata ampiamente appurata la minore gravità della variante in esame rispetto a quella normale. Tuttavia, questa è strettamente connessa alla vaccinazione. In poche parole, i dati raccolti hanno rivelato che in coloro che non hanno eseguito la vaccinazione il rischio di ricovero in terapia intensiva è più di venti volte maggiore rispetto a color che invece si sono sottoposti al ciclo vaccinale completo. Ancora una volta, dunque, bisogna sottolineare l’importanza di eseguire il vaccino che non solo protegge noi stessi ma anche le persone che sono intorno a noi. Il rischio, di fatti, è quello di mettere a rischio la salute delle persone che già versano in condizioni di salute particolarmente precarie.