Dove buttare l’olio del tonno in scatola? Molti lo fanno nel lavandino della cucina, ma rischiano un grave danno. Ecco come si deve fare
Il tonno in scatola è sicuramente uno degli alimenti più amati in cucina. Gustoso, adatto ad ogni tipo di ricetta, dalla semplice insalata a quelle più elaborate, veloce e a lunga conservazione: è davvero immancabile nelle nostre dispense.
Un grande dilemma però che da sempre accompagna l’utilizzo di questo alimento è lo strato d’olio che ricopre il tonno, e che bisogna sgocciolare ed eliminare prima di utilizzare il pesce per i nostri piatti. Sino a non molto tempo fa, l’abitudine voleva che l’olio si eliminasse direttamente in cucina, sgocciolando la scatoletta direttamente sul lavandino. Di recente però si è scoperto come questa abitudine, sicuramente a prima vista comoda e pratica, e per questo molto utilizzata, sia invece potenzialmente molto dannosa per diversi motivi.
Quando si versa l’olio presente nella scatoletta di tonno, spinti dalla comodità, non ci si rende infatti conto del danno che si sta arrecando. In primis all’ambiente. Buttare nel lavello l’olio è infatti il metodo meno eco friendly per smaltirlo. Ma non solo. Come tutti gli oli di conservazione, anche quello del tonno può intasare le tubature, creando gravi problemi alle fogne e facendo ristagnare l’acqua. Stesse problematiche si avranno se, come fanno molti, l’olio viene smaltito gettandolo in bagno e tirando lo sciacquone. Anche qui rimane disperso nell’ambiente e rischia di creare ulteriori problematiche. Qual è il modo giusto allora di gettare via l’olio presente nella scatoletta del nostro tonno? Ci sono dei centri di raccolta appositi che si occupano di smaltire tutti gli oli vegetali e grassi animali usati per cucinare. Il modo corretto di liberarsi dell’olio del tonno è quindi raccoglierlo in una bottiglia vuota e poi portarlo a smaltire in uno degli appositi centri. Sicuramente non la soluzione più comoda e pratica per noi, ma certamente la più sicura e responsabile per la tutela delle nostre tubature e per evitare problemi ben più grossi, ma soprattutto per l’ambiente. In questo senso i dati non lasciano ben sperare: dei 3 kg che produce ognuno di noi appena un quarto viene recuperato, mentre il resto rimane disperso nell’ambiente con tutti i danni che ne conseguono.
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