Salute e Benessere

Sangue umano contaminato: il male che lo logora silenziosamente

Impossibile ma vero, lunghi e accurati studi scientifici, hanno dimostrato che il sangue dell’80% delle persone nel mondo risulti essere contaminato. Una scoperta che ha lasciato a bocca aperta il mondo intero. Ecco di cosa si tratta nel dettaglio.

Nel corso della storia dell’umanità abbiamo avuto modo di vedere come le scelte messe in atto dall’uomo hanno contribuito notevolmente nel dare un contributo alla scienza e, successivamente, anche all’industrializzazione e realizzazione di prodotti che hanno permesso di migliorare la quotidianità delle persone. Un processo che ha permesso all’uomo di mettere in atto delle importanti scoperte ma che, al tempo stesso, l’ha messo faccia a faccia con delle conseguenze inaspettate.

La conferma di quanto detto, non a caso, arriva anche dal nuovo studio fatto da un team di esperiti scienziati che hanno scoperto come nell’80% dei casi il sangue umano si presenta contaminato.

Da cosa è contaminato il nostro sangue?

A far discutere il mondo intero in queste ultime settimane è la scoperta messa in atto dagli scienziati dell’Università di Vrije, in Olanda, che attraverso un attento studio di 22 campioni di sangue hanno scoperto la presenza di particelle plastiche, chiamate appunto ‘microplastiche’.

Si tratta, quindi, di particelle di plastica più piccole di cinque millimetri di diametro e che sono state rilevate nell’80% dei campioni esaminati dagli studiosi. Le microplastiche, inoltre, sono ritenute un agente inquinate emergente, ma per le quali è impossibile sapere e/o capire quali possano essere gli effetti a lungo tempo sul nostro organismo.

Le conseguenze dell’agente inquinante

Come abbiamo avuto modo di spiegare precedentemente, attualmente è impossibile capire in toto quali possano essere le conseguenze delle microplastiche sull’organismo, anche se gli scienziati olandesi ne hanno riscontrato, comunque sia, un’amplificata risposta infiammatoria e immunitaria per alcuni organismi.

Le uniche certezze, ad oggi, riguardano le composizioni delle microplastiche dove è stato riscontrato polietilene tereftalato, ovvero Pet, utilizzato per bottiglie in plastica e in vari capi di abbigliamento, oltre che polimeri di stirene, usati in parti di veicoli, tappeti e contenitori per alimenti.

A commentare il risultato ottenuto uno dei relatori della ricerca dell’Università di Vrije, Dick Vethaak, al Guardian: “Il nostro studio è la prima indicazione che abbiamo particelle di plastica nel sangue: è un risultato rivoluzionario. Ma dobbiamo estendere la ricerca, aumentare le dimensioni del campione e il numero di polimeri valutati: per questo sono già in corso ulteriori studi”. Infine: “È certamente ragionevole essere preoccupati. Le particelle sono lì nel sangue e vengono trasportate in tutto il corpo. Sappiamo anche che in generale che neonati e bambini piccoli sono più vulnerabili all’esposizione a sostanze chimiche e particelle. Questo mi preoccupa molto”.

Francesca Guglielmino

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