Nuovo e massiccio intervento in merito alle maxi-chat scolastiche su WhatsApp tra famiglie e insegnanti che diventano così vietate. Un’azione volta a gestire il nuovo modo di gestire i rapporti scolastici cambiati negli ultimi anni, anche a causa della pandemia da Coronavirus e l’introduzione della Dad.
Negli ultimi anni la scuola italiana è cambiata considerevolmente e allo stesso modo anche l’approccio con gli insegnati, diventati sempre più social e in contatto con le famiglie degli alunni. A quanto pare, però, è arrivato il momento di dire ‘no’ ai fatidici gruppi su WhatsApp dove sono presenti insegnati, alunni, genitori ecc…
La gestione della vita scolastica, quindi, sarebbe andata ben oltre la comodità proposte dalla tecnologia, motivo per il quale si sarebbe presentata così la necessità di porre rimedio e un passo indietro in modo tale da redimire insegnanti e allo stesso tempo i genitori, costantemente in contatto durante l’orario scolastico e dopo.
Impossibile, dunque, negare come negli ultimi due anni siano notevolmente cambiate le modalità di comunicazione tra insegnanti, alunni e famiglie di questi in ogni grado di scuola, dall’asilo alle scuole superiori. Inoltre, in tal senso è anche impossibile negare come l’effetto social della scuola abbia fornito un supporto non indifferente durante la Didattica a Distanza che ha permesso la realizzazione delle lezioni durante i periodi di pandemia, un momento delicato che ha amplificato l’effetto dei rapporti social. Per intenderci meglio, se un tempo esistevano solo le chat tra mamme dei rispettivi alunni, con la Dad la necessità di gruppi che includessero anche gli insegnanti sono aumentati in modo cospicuo.
Sulla base di tale motivazione, quindi, nel Lazio è arrivato il primo “stop” ufficiale alla formazione di gruppi WhatsApp come quelli citati a seguito della segnalazione e campagna avviata dall’Associazione nazionale presidi del Lazio, che accompagna la revisione del codice deontologico scolastico che era stato già aggiornato nel 2012.
L’uso della tecnologia, anche in questo caso, ha permesso in un primo momento di rendere la gestione scolastica più snella e diretta, ma in un secondo tempo ha lasciato spazio all’invasione dei campi da parte di entrambe le parti (genitori ed insegnanti) tra coloro che lamentano il voto dal figlio e anche i professori che aggiungono dettagli dimenticati ai compiti assegnati.
A intervenire sulla questione, come riportato dalla redazione Open, il Preside dei presidi di Roma Mario Rusconi ha in tal senso ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Come una gita che salta all’improvviso o cose simili. Vorremmo bandire i gruppi WhatsApp in cui i genitori chiedono perché il figlio ha preso 7 invece di 8. A quei contenuti pubblicati sui social che ledono l’immagine degli istituti scolastici. La critica va bene, ma non la diffamazione e anche chi mette like a questo tipo di contenuto è ritenuto dalla legge colpevole”.
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