L’ictus è la prima casa di invalidità del nostro paese. Una nuova ricerca può migliorare la qualità di vita dei pazienti
In Italia l’ictus è la terza causa di morte dopo malattie cardiovascolari e tumori. Circa al 10/12 % delle morti annue si verificano a causa di questa patologia. Anche chi ha la fortuna di sopravvivere ad un ictus rischia però di vedere la propria qualità della vita notevolmente ridotta. L’ictus è infatti la principale causa d’invalidità nel nostro paese. Circa 900 mila persone ha subito un ictus ed è sopravvissuto, con conseguenze più o meno invalidanti.
Secondo una ricerca seguire un programma online potrebbe però sensibilmente migliorare la capacità di ripresa dei pazienti colpiti da Ictus. Vediamo meglio di cosa si tratta.
Ictus, una nuova ricerca può migliorare la qualità di vita dei pazienti
Lo studio è stato portato avanti dalla University of Newcastle e dalla Flinders University di Adelaide, ed è stato pubblicato su PLOS Medicine. La ricerca ha preso in considerazione 339 pazienti, tutti sopravvissuti ad un ictus, che sono stati divisi in due gruppi. Il primo tramite dei programmi web ha seguito i propri progressi, e ha seguito gli obbiettivi di salute stabiliti dall’applicazione, mentre gli altri hanno consultato generici siti web e informazioni generali. L’analisi dei pazienti è durata 12 settimane, e al termine delle settimane sono stati riscontrati significativi miglioramenti per il primo gruppo.
Chi ha sofferto di ictus, come detto, può trovarsi a dovere fronteggiare serie disabilità. Il recupero della propria salute passa dall’attività fisica e da una corretta alimentazione, ovviamente seguendo uno stile di vita sano. Adesso questi obbiettivi possono essere seguiti più facilmente grazie al programma online “Previeni un secondo ictus” (Prevent 2nd Stroke o P2S), utilizzato durante la ricerca, che basava i propri consigli e gli obbiettivi proprio sul modificare il proprio stile di vita. Chi ha utilizzato questo programma ha dimostrato di avere “migliore qualità di vita relativa allo stato di salute” (Health related quality of life). Molte di queste persone hanno dimostrato di non avere problemi nello svolgere le piccole attività della vita quotidiana o nella cura della propria persona. Un dato davvero importante, se si pensa che oggi il 34% considera l’esperienza riabilitativa non sufficiente e il 17% dopo l’ictus continua ad avere una scarsa qualità di vita. La necessità quindi è di perfezionare e facilitare la riabilitazione, e la nuova scoperta verte proprio in questa direzione.