Il Covid-19 ha rappresentato una delle maggiori paure per gli italiani e le altre persone nel mondo e, ancora oggi, è impossibile parlarne come un lontano ricordo. Infatti, nel corso delle ultime settimane uno studio scientifico ha diffuso un ulteriore dato allarmante.
Impossibile negare come il Covid abbia cambiato la vita di ogni persona e non solo, dato che l’arrivo delle varianti e il presentarsi di varie problematiche da paziente a paziente hanno fatto sì che gli scienziati attraverso i loro numerosi studi tenessero sotto controllo l’evoluzione del virus e anche dei vaccini.
Infatti, a far discutere il mondo intero troviamo una nuova scoperta messa in atto in campo scientifico in relazione a nuovi sintomi allarmanti legati alla sfera del Coronavirus.
Covid nuovo effetto collaterale
Come abbiamo avuto modo di spiegate precedentemente, a tenere banco nel campo dell’informazione scientifica troviamo la diffusione de nuovo studio realizzato al Gemelli di Roma e pubblicato dall’American Journal of Respiratoru and Critical Care Medicine, il quale ha posto l’attenzione su una minoranza di pazienti con fibrosi polmonare idiopatica (IPF) in riferimento ad un effetto collaterale scatenato dai vaccini anti-Covid.
Si tratta, quindi, di una segnalazione di rapporto temporale tra vaccinazione anti-Covid e gravi episodi di riacutizzazione, i quali si sono verificati tra il terzo e il quinto giorno successivi in quei soggetti affetti dalla rara malattia sopracitata.
Come prevenire i gravi sintomi
Nonostante i gravi casi registrati in relazione agli effetti collaterali, quindi, il consiglio degli esperti è quello di provvedere comunque alla vaccinazione di soggetti affetti da fibrosi polmonare idiopatica ma di provvedere subito all’attento monitoraggio dopo la somministrazione di questo.
Ad esprimersi sul nuovo studio sopracitato, così come riportato da Il Tempo, è stato il professore Luca Richeldi, Direttore della UOC di Pneumologia della Formazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e Ordinario di Pneumologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore campus di Roma. In relazione allo studio scientifico, dunque, il professore Richieldi ha rilasciato la seguente dichiarazione: “La IPF è caratterizzata da aggravamenti acuti delle condizioni cliniche, che sono a loro volta idiopatici; in alcuni casi sono stati collegati a una causa infettiva o a una trombo-embolia polmonare; le vere forme di riacutizzazione acuta di malattia hanno una mortalità fino all’80% e rappresentano la principale causa di morte di questi pazienti, che peggiorano rapidamente nell’arco di qualche settimana”. Infine: “Non c’è una terapia specifica; vengono utilizzati corticosteroidi ad alte dosi, con risultati abbastanza scarsi. Si tratta di eventi catastrofici che è bene intercettare tempestivamente. Tutti i nostri 300 pazienti sono allertati sul fatto che un peggioramento rapido dei sintomi richiede un’allerta precoce al medico curante o l’invio in pronto soccorso”.