Gestire il passaggio di consegne tra pediatra e medico di base è davvero complicato. La proposta per agevolare i genitori e i ragazzi
Il passaggio di consegne tra il pediatra e il medico di medicina generale rappresenta sempre un momento molto particolare nella crescita di un bambino. Solitamente questo passaggio avviene nell’età adolescenziale. I bambini da 0 ai 14 anni di età per legge sono seguiti dai pediatri, e devono poi passare sotto le cure di un medico di famiglia scelto liberamente dai loro genitori. In caso di malattie croniche e situazioni particolari è possibile prorogare l’assistenza del pediatra sino ai 16 anni. Se per quanto riguarda la regolare assistenza questo limite risulta essere ben chiaro e non sussistono grossi problemi, lo stesso non si può dire quando si tratta dell’ambito ospedaliero.
In caso di ricovero di un ragazzo al di sotto dei 18 anni, ma al di sopra dell’età infantile si apre una grande zona grigia: in che reparto deve essere trattato? Quelli di pediatria o i normali reparti destinati ai pazienti adulti?
La proposta per eliminare la zona grigia sulle cure in adolescenza: età pediatrica prolungata
E’ un dilemma tutt’altro che scontato. Le differenze tra regione e regione in Italia sono infatti notevoli. A volte anche all’interno della stessa regione cambiano a seconda delle aziende ospedaliere. Il risultato è che ragazzi e famiglie si trovano penalizzati e disorientati.
Per questo è stato richiesto che per legge venga stabilita un’età pediatrica che indichi con assoluta certezza a livello nazionale a chi rivolgersi. La proposta è che l’età pediatrica venga fissata tra gli 0 e i 18 anni. La proposta è che questa sia l’età stabilita non solo per quanto riguarda gli ospedali, ma anche per quanto riguarda la famosa sostituzione del merito curante oggi fissata ai 14 anni.
La presidente della Sip, Società italiana di pediatria, Annamaria Staiano al congresso della società scientifica a Sorrento ha dichiarato “Nelle regioni d’Italia l’età massima pediatrica per i ricoveri è differente, varia da regione a regione e nell’ambito della stessa regione da azienda ad azienda” ha chiarito “Le mamme e i papà devono avere un punto di riferimento fermo e lineare, sapere che i 18 anni sono la soglia nella quale il bambino è un adulto, a 17 invece rientra ancora in ambito pediatrico. Come avviene nelle altre nazioni europee. Noi chiediamo che il limite dei 18 anni sia riconosciuto sia per le cure primarie, sia negli ospedali dove occorre superare le attuali disomogeneità. L’adolescente, con assenza di patologie, rischia di perdere il supporto sanitario per l’incertezza della figura di medica riferimento”. Verrà accolta questa nuova proposta?