Se hai questo strano malessere potrebbe essere colpa del pesce crudo che hai appena mangiato. Ecco il motivo
Dal boom del sushi e del sashimi alla tartare e ai carpacci: il consumo di pesce crudo negli ultimi anni è aumentato sensibilmente. Sempre più persone lo inseriscono nella loro dieta, tanto che il consumo di pesce negli ultimi cinquant’anni è praticamente raddoppiato. Attenzione però…il consumo di pesce crudo può riservare brutte sorprese. Per questo è bene sempre accertarsi di consumarlo in un posto di fiducia dove si conosce al 100 per 100 la qualità e sicurezza del prodotto.
In caso si consumino prodotti non conservati bene, non perfettamente freschi, non trattati o peggio ancora contaminati si possono infatti contrarre delle fastidiose malattie parassitarie.
Tra queste una delle più diffuse è sicuramente l’anisakiasi o anisakidosi. Questa malattia è causata da larve di colore bianco visibili ad occhio nudo, lunghe circa un centimetro, di ematodi ascaroidei del genere Anisakis. Questa viene tramandata tramite il consumo di pesci crudi o poco cotti, che non sono stati trattati in modo adeguato ed eliminati. Le larve resistono infatti ai succhi gastrici umani, e riescono a sopravvivere nell’intestino dando vita a sintomatologie infiammatorie particolarmente fastidiose, come dolori addominali, vomito, nausea, diarrea. In alcuni soggetti possono anche portare a reazioni allergiche, come eritemi nella cuta, ma anche occlusione intestinale, versamento nel peritoneo, ascessi gastro-enterici.
A causare nausea, vomito, diarrea, crampi addominali, costipazione e in generale disturbi all’intestino può essere anche il Diphyllobotrium latum, che provoca la Difillobotriosi. Questo può portare anche a affaticamento, carenza di vitamine, perdita di peso e astenia. Questo parassita si genera soprattutto nelle acque dolci. Tra i parassiti da acque dolci figurano anche le larve che causano l’opistorchiasi, che anche in questo caso può dare vita a gravi disturbi intestinali.
Per evitare di incorrere in disturbi è necessario trattare adeguatamente il pesce. Il modo più efficace è sottoporre per almeno un minuto ad alte temperature il prodotto sino a che il calore non lo raggiunga interamente. In caso di preparazioni come sushi, carpaccio o tartare, è necessario fare un abbattimento termico a basse temperature. La tecnica della marinatura di per sé non è quindi efficace. Bisogna dunque congelare per almeno 96 ore a -18 gradi il prodotto in un congelatore da 3 o più stelle.
Quando si consuma pesce crudo in ristorante quindi il consiglio è di esaminare attentamente il prodotto per eventuali segnali, accertarsi delle condizioni igieniche del locale, e di avere davanti un prodotto fresco, che è stato adeguatamente abbattuto in congelatore.
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