Per misurare il livello di immunità al Covid finalmente un mezzo veloce per essere sempre sicuri.
Il COVID-19 in questi due anni e più ha lasciato parlare di sé davvero sotto ogni punto di vista. Dapprima la fase di montaggio, poi tutte quelle che sono state le misure cautelative e di prevenzione. Tra ordinanze e dichiarazioni da parte del Ministero, il Governo centrale, ad ogni regione secondo il potere autonomo decisionale, hanno chiarito ma anche confuso le idee di molti. Anche riguardo alla questione vaccino e questione screening, i pareri nel tempo sono stati notevolmente contrastanti, ma pare che con il passare dei mesi e degli anni, la situazione stia diventando più chiara agli occhi di tutti.
Il vaccino di massa ha sicuramente favorito il rallentamento dei contagi ed anche potenzialmente diminuito la virulenza del Covid, anche se chiaramente si parla in linea generale e non per determinati casi specifici. Ma per quanto riguarda l’esame che può misurare l’immunità a COVID-19, la scienza ha fatto dei passi da gigante. Nasce infatti un esame del sangue che misura l’immunità in meno di 24 ore invece di valutare gli anticorpi, questo esame quantifica l’attivazione dei linfociti T ovvero quelli che sono i protagonisti attivi della risposta immunitaria indotta dall’infezione o dalla vaccinazione e che aiuta quindi a proteggerci da contrarre il virus forma grave.
Per misurare il livello di immunità al Covid finalmente un mezzo veloce sicuro
Questo test viene applicato sul larga scala della popolazione e l’efficacia dei vaccini potrebbe aiutare identificare le persone più fragili che hanno così bisogno anche del richiamo vaccinale. Questo studio è stato eseguito e quindi pubblicato sulla rivista nature biotecnology da un team internazionale guidato da Ernesto Guccione del Tisch Cancer Institute al Mount Sinai di New York e Antonio Bartoletti della Duke Nus Medical School di Singapore. Guccione ha affermato che “il testo che abbiamo creato alla capacità di misurare l’immunità cellulare della popolazione e testare in modo esteso l’efficacia di nuovi vaccini. Sappiamo che le persone vulnerabili non sempre sviluppano una risposta anticorpale quindi misurare l’attivazione dei linfociti T è cruciale per valutare la reale entità dell’immunità di una persona. Inoltre l’emergere di varianti come Omicron che sfuggono in buona parte alla capacità neutralizzante degli anticorpi indica la necessità di test capaci di misurare i linfociti T che sono più efficaci contro le varianti emergenti che destano preoccupazione“.
Questo nuovo esame valuta la capacità quindi di linfociti T presenti nel sangue di reagire a una serie di peptidi solitamente ricoprono varie proteine del virus SARS-CoV-2 inclusa la Spike. L’approccio effettuato dagli scienziati rappresenterebbe quindi una strategia flessibile che può essere facilmente implementata per rilevare la presenza delle cellule T che rispondono quindi a diverse proteine virali; queste cellule avrebbero quindi un ruolo importante nella posizione di ceppi mutanti emergenti così come loro stessi dichiarano, in modo da poter misurare immediatamente l’impatto che le mutazioni virali hanno sull’immunità cellulare. Il virologo Francesco Broccolo dell’università di Milano Bicocca ha sottolineato che la ricerca degli anticorpi “è solo un aspetto dell’immunità sappiamo che gli anticorpi neutralizzanti sono specifici e calano rapidamente mentre la risposta atti memoria dura più a lungo ed è plastica proteggendo dalla malattia in parte anche dalle varianti emergenti. Per avere un quadro completo e necessario misurare l’immunità cellulo-mediata in particolare la risposta ti memoria agli antigeni del virus SARS-CoV-2“.