Capi troppi economici, perché non dovremmo comprarli. Potremmo rischiare di spendere poco a discapito della qualità?
Tendenzialmente nei nostri guardaroba ci sono una moltitudine di abiti che siano di marca o meno. Le griffe sono certamente più gettonare soprattutto dai ragazzi o da chi decide di seguire scrupolosamente le tendenze del momento, ma non sempre il portafogli ci aiuta a stare al passo con la moda. Outlet a parte (che sono a volte u7na vera salvezza per le nostre tasche) esistono anche molti capi di abbigliamento ed accessori che sono ugualmente alla moda ma che non mettono in bella mostra le griffe.
E quindi, se sono abiti che costano poco, perchè non dovrebbero essere di tendenza? Se rispecchiano i nostri gusti perché non dovremmo comprarli? “Non dobbiamo
rinunciarci del tutto, ma imparare a fare acquisti consapevoli”, queste sono state le parole di Elizabeth L. Cline, ex shopaholic e autrice di un bestseller da poco arrivato nelle librerie italiane: Siete pazzi a indossarlo! edizioni Piemme.
Capi troppi economici
“La fast fashion immette nel mercato una grandissima quantità di prodotti, tanto che negli ultimi 10 anni la produzione globale d’abbigliamento è raddoppiata, con un impatto ambientale enorme. In più, ha rivoluzionato il nostro modo di fare shopping, spingendosi a comprare in modo compulsivo. Basti pensare che per dare ai tessuti
l’aspetto desiderato, vengono usate circa 8 mila sostanze chimiche, molte delle quali finiscono nei corsi d’acqua. E questo succede soprattutto nei Paesi in via di sviluppo come Cina, Bangladesh, Vietnam e Cambogia, dove mancano delle regole severe per il rispetto dell’ambiente. Eppure è lì che i brand della moda veloce producono, perché solo grazie al costo irrisorio della manodopera, e quindi allo sfruttamento dei lavoratori, possono farci pagare così poco il
prodotto finale”. La Cline ci spiega il grosso impatto ambientale che l’industri dell’abbigliamento ha sull’ambiente, appunto. Ma per fortuna, alcuni marchi di moda cheap and chic, in primis H&M, si stanno muovendo verso scelte più etiche, sotto la pressione dei consumatori.
Via, quindi, all’acquisto in modo compulsivo e questo è dato dal fatto che le gradi catene ci permettono di trovare sugli scaffali sempre un prodotto nuovo settimana per settimana spingendoci a pensare che nel nostro guardaroba manchi sempre qualche capo trendy. “Il prezzo contenuto è una luce verde all’acquisto fatto di pancia, che non tiene conto delle nostre reali esigenze. Se vogliamo recuperare un rapporto più sano con l’abbigliamento, dunque, dobbiamo fermarci a riflettere», conclude la giornalista. Di fronte a un vestito a prezzo stracciato, bisogna chiedersi se ci sta bene davvero e se verrà indossato, altrimenti desistiamo perché anche se il costo è irrisorio, il capo va indossato e curato perchè buttarlo via danneggia il nostro ambiente aumentando i rifiuti tessi.