Con la caduta del governo guidato da Mario Draghi, ovviamente, la riforma delle pensioni ha subito un ulteriore slittamento a data da destinarsi. Ecco fino a quando la riforma Fornero e la 104 resteranno invariate.
La caduta del Governo ha inevitabilmente fatto slittare la possibilità che entro fine anno si possa giungere ad una Riforma delle pensioni. Anche con l’insediamento del nuovo Governo dopo le elezioni del 25 settembre, non si avrà il tempo materiale di pensare a mettere a punto una riforma delle Pensioni degna di essere definita tale.
Alla luce di quanto appena detto, in questo articolo vi forniamo tutte le informazioni su fino a quale data le regole stabilite dalla Riforma Fornero, dalla 104 e così via.
Come accennato poc’anzi, la coalizione che dovesse aggiudicarsi la vittoria alle prossime elezioni politiche non avrà il tempo materiale per arrivare all’ideazione di una riforma delle pensioni che, di fatto, riesca a cancellare la Fornero. Questa, in particolare, tornerebbe automaticamente in vigore a partire dal 1° gennaio 2023.
L’impossibilità di giungere ad una tanto attesa Riforma in materia di pensioni è dovuta anche al fatto che non ci sono le risorse dal punto di vista economico. In ogni caso, le forze politiche italiane ovviamente stanno facendo di questo tema, uno di quelli centrali del programma elettorale. A tal proposito, il centrodestra e dunque Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia ha fatto sapere che in caso di vittoria alle elezioni si procederà con l’aumento delle pensioni minime. Oltre a ciò l’obiettivo dichiarato è quello di introdurre una maggiore flessibilità per andare in pensione..
Dal canto suo, il centrosinistra composto da Pd, Verdi e tutti gli altri, sta battendo sull’introduzione della pensione agevolata nel caso di coloro che svolgono lavori particolarmente usuranti con anche la possibilità di beneficiare di una pensione di garanzia rivolta ai giovani. Ancora, il Movimento 5 Stelle sarebbe orientato nella stessa direzione del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico che aveva proposto l’introduzione dell’anticipo pensionistico fissato a 63, 64 anni. In un primo momento dunque si beneficerebbe solamente della quota contributiva e dopo, al raggiungimento dei 67 anni e dunque della pensione di vecchiaia, si avrebbe accesso alla quota retributiva. Carlo Calenda e Matteo Renzi, infine, non si sono espressi riguardo alla possibile introduzione di una maggiore flessibilità in uscita raccogliendo per questo non poche critiche.
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