Il rischio di infarto tutti i fumatori ce l’hanno ma fumare l’erba ne aumenta le probabilità, ecco cosa dicono gli studi fatti di recente, gli esperti mettono in guardia.
Certo per chi fuma il rischio di incombere in malattie di gravi entità é altissimo, soprattutto di infarto. Molti, soprattutto tra i giovani però c’è quell’orribile moda di fumare l’erba, ma sono sicuramente inconsapevoli dei rischi che possono correre aspirando questo pericoloso miscuglio. Fumare l’erba aumenta drasticamente i rischi di infarto e questo é confermato dagli ultimi studi condotti di recente.
Gli esperti dicono che fumare cannabis o marijuana hanno effetti devastanti sull’organismo, possono provocare anche in una persona sana, attacchi di cuore e ictus andando avanti col tempo.
L’effetto sui test di laboratorio
Test di laboratorio condotti sui topi, hanno rilevato che il tetraidrocannabinolo, ( componente psicoattivo presente nell’erba) causa sia l’infiammazione delle cellule endoteliali che rivestono linterno dei vasi sanguigni, sia l’indurimento o ispessimento delle arterie.
Differenze tra erba, cannabis e marijuana
Sempre dei test é stata constatata la differenza tra i fumatori di cannabis o marijuana ai non fumatori. E si é evidenziato che ci sono probabilità maggiori di subire un infarto per chi fuma cannabis rispetto ai non consumatori di quest’ultima di avere un infarto, dopo aver controllato altri fattori tra cui età, indice di massa corporea e sesso. Mentre per i fumatori di marijuana c’è maggiore probabilità di avere un infarto prima dei 50 anni.
Cosa succede all’organismo
L’infarto prematuro aumenta il rischio per tutta la vita di una persona di successivi infarti, insufficienza cardiaca e aritmie minacciose che possono causare morte improvvisa. Questi attacchi cardiaci prematuri possono aumentare il rischio di futuri attacchi di cuore e altri problemi cardiovascolari.
La scoperta che salva la vita
Oltre a questi dati molto agghiaccianti, é stato scoperto che l’infiammazione e l’aterosclerosi possono essere bloccate da una piccola molecola chiamata genisteina che si trova naturalmente nella soia e nelle fave. Quest’ultima ha una penetrazione cerebrale limitata, non influenza la capacità del tetraidrocannabinolo di stimolare l’appetito, il dolore sordo e reprimere la nausea, caratteristiche vitali per i consumatori di marijuana medicinale.
L’uso medico di marijuana e cannabis
La marijuana però nelle dosi giuste e consigliate da un esperto, può essere prescritta anche per malattie reumatiche (artriti, osteoartrosi, fibromialgia) o neuropatie. Inoltre la cannabis è efficace come stimolante dell’appetito nella cachessia, anoressia o in pazienti oncologici. Allo stesso scopo può essere prescritta a pazienti affetti da AIDS.