Uno studio ha portato ad una scoperta incredibile che consentirà a coloro che soffrono di diabete di dire addio alle punture di insulina.
Il team di ricercatori dell’Università della British Columbia è giunto ad una scoperta che ha davvero dell’incredibile e che promette di rivoluzionare il modo in cui si è soliti trattare il diabete che oramai sta diventando una patologia sempre più diffusa. Basti pensare infatti che sono oltre 3 milioni le persone che sono state colpite da questa diagnosi nel nostro Paese.
Alla luce di questo, di seguito approfondiremo in maniera dettagliata l’analisi condotta dai ricercatori e soprattutto qual è la scoperta a cui sono giunta.
Il diabete è una malattia di natura cronica che si caratterizza per la per la presenza di alti livelli di glucosio all’interno del sangue. La ragione di questa condizione è legata ad una variazione nella quantità come anche nella funzione dell’ormone prodotto dal pancreas, ossia l’insulina. Questa permette al glucosio di entrare all’interno delle cellule per essere utilizzato sottoforma di energia.
Coloro che sono affetti da diabete, peraltro, sono costretti a eseguire delle iniezioni di insulina più volte al giorno per regolare la quantità di zucchero nel sangue. A tal proposito, un gruppo di ricercatori ha messo a punto un nuovo modo che consiste nell’assunzione orale di una tavoletta a base di insulina. Al momento si tratta di una scoperta che è stata testa solamente sui topi, ma che comunque risulta essere particolarmente interessante. A causa del fatto che l’insulina in pillole richiede dosaggi molto più elevati a causa del fatto che durante il passaggio nell’intestino viene degradata per la maggior parte, si è pensato all’assunzione in tavoletta.
In questo modo, infatti, basterà scioglierla all’interno della guancia che si caratterizza per la presenza di microcapillari che ne consentono un miglior assorbimento, saltando dunque i succhi gastrici. Senza contare poi che questa nuova modalità testata dai ricercatori sarebbe anche molto benefica per l’ambiente dal momento che azzererebbe la produzione di siringhe e aghi per trattare la patologia in esame che difatti contribuiscono a inquinare l’ambiente.
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