Alzheimer, scoperta incredibile: si può bloccare la malattia notevolmente. Il nuovo studio fa sperare
Il morbo di Alzheimer è la più comune forma di demenza al mondo. Nei casi già avanzati porta una grave perdita di memoria e delle abilità intellettuali, tanto da rendere impossibile essere autonomi nella propria vita quotidiana. I casi sono in costante aumento, e al momento non esiste una vera e propria cura. La progressione della malattia è al momento irreversibile e non frenabile, ma con alcuni trattamenti può essere rallentata.
La ricerca sta continuando a lavorare giorno dopo giorno per far si che questa terribile malattia possa presto avere una cura più adeguata, e che la prognosi ad oggi nefasta dei pazienti possa migliorare al più presto.
Alzheimer, la ricerca fa ben sperare: l’ultimo studio apre le porte ad una cura
Buone notizie però arrivano dagli ultimi studi. Alcuni ricercatori italiani infatti sarebbero riusciti a trovare una possibile chiave per sconfiggere la malattia. E’ stata scoperta una molecola che venendo trasmessa tramite il naso sarebbe in grado di contrastare l’accumulo delle sostanze in grado di innescare la patologia nei soggetti predisposti. In particolare si eviterebbe l’accumulo della beta amiloide (proteina che si trova nel cervello, ma anche nel cuore, nella milza e nei reni). Quando questa proteina si accumula, provoca effetti tossici e predispone allo sviluppo della malattia.
La ricerca della Fondazione Istituto Neurologico “Carlo Besta” e dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, pubblicata sulla rivista Nature Molecular Psychiatry, avrebbe già avuto i primi riscontri pratici con la sperimentazione sui topi, ottenendo gli effetti sperati. Il prossimo passaggio, come da prassi, è la sperimentazione sull’uomo.
Questa ricerca dà speranza e apre le porte allo sviluppo di un nuovo farmaco che possa potenzialmente curare l’Alzheimer. “Gli esperimenti hanno dimostrato che la somministrazione per via intranasale del peptide, in una fase precoce della malattia, è efficace nel proteggere le sinapsi dagli effetti neurotossici della beta-amiloide” hanno affermato i ricercatori a La Repubblica. “L’altra ottima notizia deriva dall’assenza di effetti collaterali che, spesso, sono causati dal sistema immunitario quando vengono utilizzate altre terapie”. L’altra ottima notizia sono i bassi costi della eventuale cura. Tutti elementi che lasciano ben sperare in vista di una nuova cura che possa presto aiutare a contrastare efficacemente la malattia.