Le protesi al seno hanno cambiato notevolmente il modo di vivere delle donne anche da un punto di vista estetico, ma come si procede in casi come questi nel momento in cui ci si deve sottoporre a mammografia? L’esame viene condizionato oppure no?
Nel corso dell’ultimo ventennio abbiamo avuto modo di notare come siano state davvero numerose le donne che abbiano deciso di sottoporsi volontariamente ad interventi di mastoplastica, il quale prevede l’impianto di protesi al seno. Il tutto è nato principalmente come un fatto estetico ma, successivamente, queste sono state adoperate anche per altri fini, come nel caso della ricostruzione mammaria dopo un tumore al seno e non solo.
L’impianto delle protesi e la diffusione di questa pratica diventata ormai molto comune, ha fatto sorgere un dubbio a numerose donne da un punto di vista diagnostico… ovvero: le protesi al seno possono cambiare il risultato delle diagnosi dopo una mammografia?
Impossibile negare come nel corso degli anni siano stati messi in atto numerosi passi avanti anche nel campo della medicina estetica, così come dimostrato anche dell’evoluzione che le protesi hanno subito e che puntano sempre più ad un effetto naturale possibile. Nonostante quanto detto, però, tra i grandi dubbi delle donne troviamo proprio il modus operandi con il quale viene effettuato un esame diagnostico molto delicato come quello della mammografia.
Il dubbio, dunque, è che la protesi possa alterare il risultato dell’esame in questione, ma a toglie ogni dubbio questa volta ci ha pensato il portale di Senoclinicaroma.com, attraverso le dichiarazioni rilasciate da un’esperto.
Le parole dell’esperto sulla mammografia
Ad intervenire sulla questione è stata la dottoressa Giulia Claroni, Specialista in Radiologia, attraverso un video che ha subito fatto il giro del web, mettendo a tacere ogni dubbio sulla realizzazione della mammografia anche in soggetti che hanno messo da poco le protasi: “La mammografia su pazienti che hanno la protesi al seno è attendibile dal punto di vista diagnostico, in particolare le tecnologie di tomosintesi digitale permettono di acquisire una immagine tridimensionale andando a superare i limiti della mammografia convenzionale bidimensionale, ottenendo il stessi risultati di accurate che abbia la diagnostica”.
Successivamente, la dottoressa Giulia Claroni ha continuato così il suo intervento circa, appunto, la realizzazione della mammografia: “Anche nelle pazienti con protesi al seno è necessario che la paziente informi l’equipe medica su tutto subito l’intervento sia di mastoplastica additiva e quindi apposizione di una protesi volontariamente e sia che si tratti di una paziente che e stata operata per patologie mammarie, il tutto prima di effettuare l’esame mammografico. In questo modo il tecnico potrà personalizzare l’esame anche in base al tipo di intervento“. Infine: “La tecnologia di tomosintesi ci permette di superare i limiti dati dalla sovrapposizione di immagini, in particolare nelle mammelle e di visualizzare il seno e il dispositivo protesico non impiegando un tempo maggiore durante l’esecuzione dell’esame quindi non abbiamo una aumento significativo della dose totale che viene erogata alla paziente durante l’esame”.
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