L’Alzheimer euna di quelle malattie orribili che lentamente distrugge, purtroppo quando la scopri è già tardi, ma c’è un modo per prevenirlo? Dopo i 50 anni ci sono degli esami che puoi fare, ecco quali sono.
Ti sei mai chiesto che cos’è L’Alzheimer? Sappiamo forse tutti che è una malattia orribile perché distruggere non solo te, ma anche chi ti sta intorno, poiché la disperazione è la sofferenza di dimenticare tutto e tutti non è bella per chi ce l’ha e per i suoi cari.
Ma come funziona l’Alzheimer? Perché quando si scopre è già troppo tardi? Cosa succede nel cervello quando la malattia avanza e perché non c’è cura? Tante domande a cui anche la scienza non ha ancora trovato una spiegazione. La cura non esiste ma grazie alle ricerche possiamo dire che c’è un modo per prevenirlo, ecco quindi gli esami da fare dopo i 50 anni.
L’Alzheimer è una malattia che colpisce circa 70 mila persone solo in Italia ogni anno. É una malattia che si presenta priva di sintomi poichè per circa 15 anni dalla comparsa inizia a lavorare indisturbata ma non da segni o sintomi evidenti, parte col distruggere i neuroni lentamente, tanto che quelli superstiti lavorano il doppio compensando i danni che può fare la malattia, ecco perchè chi è malato non se ne accorge, ma la malattia continua a degenerare. È un processo che dura 15-20 anni, fino a quando i neuroni superstiti sono talmente pochi che non riescono più a compensare, e solo allora appaiono i sintomi, quando ormai la malattia è in uno stato così avanzato che è impossibile trovarne cura.
Sappiamo tutti che per questa malattia come per tutte le altre, la prevenzione è importantissima. C’è infatti la possibilità di prevenirla, cioè di affrontarla prima che appaiano i sintomi. A dirlo è Giovanni Anzidei, fondatore e vicepresidente della Fondazione Igea, onlus con lo scopo di promuovere studi sul fenomeno dell’invecchiamento della popolazione. La cosa importante quindi, è lavorare sulla prevenzione, per scovare la malattia prima che mostri i suoi primi segnali. A tal proposito, Anzidei ha citato uno studio del neurofisiatra Lamberto Maffei che nel 2018 ha ideato il protocollo ‘Train the brain’, sperimentato dall’istituto di Neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche. La malattia a quanto pare si può contrastare inizialmente attraverso esercizi di intelligenza, memoria e creatività.
Attività particolarmente indicate sono: il canto e suonare uno strumento. In entrambi i casi, infatti, si tratta di azioni che emozionano e le emozioni sono fondamentali perché i malati perdono la memoria ma non perdono le emozioni. Attraverso le emozioni, quindi, si riescono a stimolare molto bene. Queste attivit, hanno avuto un riscontro positivo anche se esercitato su pazienti con la malattia già in atto. Nell’80% infatti dei casi trattati i pazienti sono rimasti stabili o addirittura sono migliorati.
Per evitare brutte sorprese nel tempo, è consigliabile dopo i 50 anni di fare un controllo da un neuropsicologo una volta l’anno. Si tratta di un semplice colloquio con test di intelligenza, attraverso i quali un professionista è in grado di accorgersi di qualcosa che non va anche prima che il paziente presenti i sintomi veri e propri. Questo è molto importante per prevenire l’Alzheimer ed è anche l’unica che può consentire di agire prima che questa faccia danni.
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