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Diabete a 50 anni, aumenta il rischio di morire, e complicanze significative

Le persone affette da diabete vanno incontro ad un maggiore rischio di morire se ricevono la diagnosi a 50 anni: scopriamo insieme quali sono le possibili complicanze.

Il diabete è una patologia molto diffusa che colpisce un gran numero di persone. Non tutti sanno però che il rischio di morire è maggiore nei pazienti che ricevono la diagnosi a 50 anni. Questo in particolare è quanto è emerso dallo studio condotto da NYU Grossman School of Medicine di New York, pubblicato su Jama Network Open.

Di seguito, andremo a snocciolare nel dettaglio la questione relativa ai risultati ottenuti analizzando un cospicuo numero di pazienti. Si tratta di informazioni molto interessanti che meritano di essere approfondite.

Diabete a 50 anni: ecco perchè aumenta il rischio di morire

Nello specifico sono stati messi a confronto i dati relativi a diverse classi di età. Quello che è emerso è che il rischio di morte è risultato essere più alto tra i più giovani. L’analisi, in particolare, è stata condotta sul più di 7mila persone con un’età superiore ai 50 anni e che erano affetti da diabete.

Oltre al predetto rischio tra l’altro è stato scoperto che anche quello relativo alle complicanze risultava aumentare. Coloro che avevano ricevuto la diagnosi con età compresa tra i 50 e i 69 anni presentavano un rischio aumentato del 66 per cento di ammalarsi di patologie cardiache. La percentuale è risultata scendere fino al 25 per cento nelle persone che ricevono la diagnosi di diabete ad un’età compresa tra i 60 e i 69 anni. Infine, dopo gli 80 anni, la percentuale scende al 15 per cento. Tra le complicanze più diffuse l’ictus e il deterioramento cognitivo.

In ogni caso, stando a quanto affermato dagli esperti le differenze rilevate a seconda dell’età dei pazienti stanno a dimostrare che è necessario agire in maniera ancor più efficace al fine di gestire la patologia in maniera mirata. Alla luce di quanto detto è molto importante dunque continuare ad approfondire l’argomento mettendo in atto nuovi e ulteriori studi riguardanti una patologia che di sicuro risulta essere tra le più diffuse e per questo richiede continui aggiornamenti al fine di mettere a punto trattamenti sempre più efficaci.

Sabrina

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